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    Date da ricordare

    La pavimentazione delle strade.

    Uno dei primi provvedimenti adottati dopo l’allontanamento dei Commendatori gerosolimitani fu l’appianamento del fossato che circondava il Castello e l’abbattimento delle mura che lo proteggevano. L’ordine venne dalle Autorità Superiori e fu motivato per consentire l’ingresso nella Chiesa di San Pietro dalla pubblica strada e per aggiustare la Piazza delle Tiglie (allargandola fino a comprendere lo spazio occupato dal rivellino). I lavori furono eseguiti nel 1812, quando era sindaco Carlo Ravelli. Sempre nel 1812 iniziarono i lavori di pavimentazione delle strade con basoli calcarei. La prima strada ad essere interessata fu via Palmentella (l’attuale via Antonio De Luca). Nel 1814 fu disposto che il tratto interno del Regio Camino che dalle Consolari di Puglia conduceva in Capua fosse liberato da tutte quelle opere che sporgevano sul suolo pubblico, quali poggi, scalinate, gradini ed altro simile. Nel 1819 furono basolate, nell’ordine, via Corpo di Cristo, in quanto attraversata da alluvioni, era la più popolata e  trafficata delle altre ed era molto bassa, poi via Limarenda e per ultima via Olmo, non essendo una strada principale. Nel 1822, nell’ambito dei lavori di manutenzione della Strada Provinciale da Maddaloni all’Epitaffio della Schiava, fu basolato un tratto che attraversava l’abitato. Tra il 1843 e il 1847 furono completati i secondi tratti di via Palmentella e di via Limarenda. Contemporaneamente alla loro sistemazione, le strade furono anche illuminate con riverberi ovvero con lanterne ad olio provviste di un riflettore metallico. Per un certo periodo, nei giorni di luna piena i riverberi venivano spenti.

    Il cimitero comunale.

    Il cimitero è indicato in una carta topografica del 1817 con la legenda Camposanto di Cicciano. Gli amministratori avevano prontamente obbedito all’ordine del Re Ferdinando I di Borbone, emanato nello stesso anno, di costruire cimiteri pubblici in tutti i comuni del Regno e di provvedere al riempimento delle sepolture all’interno delle chiese. L’entrata era a sud, dal lato dell’attuale via Tavernanova. L’apertura da via Caserta fu realizzata in un momento successivo, probabilmente nel 1881, stando all’epigrafi collocate sui due pilastri posti all’inizio del viale d’accesso: Sepulcretum Cicciani e Piis Lacrymis 1881. In una relazione sui beni della Commenda del 1707 sono documentate alcune sepolture che esistevano negli edifici di culto. La Chiesa di San Pietro aveva cinque sepolture, di cui una nei pressi del presbiterio. Nel pavimento della Chiesa del Corpo di Cristo vi erano quattro sepolture tutte poste derimpetto alle cappelle. Nella Chiesa di Sant’Antonio, al centro, c’era una sepoltura che servì nel comun contagio a tempo della peste. Le Chiese di Sant’Anna e della Concezione avevano ognuna una sola sepoltura.

    Il mercato settimanale.

    Il 1° Agosto 1819, durante il mandato del sindaco Giovanni Battista Po-tenza, fu chiesta l’autorizzazione per svolgere nel Comune un mercato nel giorno di martedì di ogni settimana e una fiera annuale di quattro giorni continui da terminare nella seconda domenica di settembre, in quanto si solennizzava la Festività dell’Addolorata con molto concorso, pompa e Religione. La richiesta era così motivata: Cicciano è capoluogo di Circondario, conta una popolazione di 3.000 anime, è posto in un sito comodo, ha un’aria sana, molti altri Comuni lo circondano, ha al centro una larghissima piazza, è intersecato da due strade notabili (quella che da Maddaloni va fino all’Epitaffio della Schiava e quella che da Roccarainola va a Cimitile), sulle quali si svolge un traffico continuo di quasi tutte le Provincie del Regno. Dopo aver udito i pareri dei Comuni limitrofi, l’Intendente di Caserta il 26 febbraio 1823 scriveva al Ministro degli Interni, suggerendo di concedere al Comune di Cicciano il permesso di celebrare il Mercato il giorno di sabato di ciascuna settimana, invece del martedì, e la Fiera annuale nei quattro giorni precedenti all’ultima domenica di settembre in luogo della seconda domenica dello stesso. Tale decisione conciliava gli interessi di alcuni Comuni che si erano opposti e promuoveva l’industria degli abitanti di Cicciano e degli altri Comuni circonvicini. Il conseguente decreto fu firmato dal Re Ferdinando I in data 30 luglio 1823 quando era sindaco Felice De Riggi.

    Il plebiscito del 1860.

    Il 21 ottobre 1860 Cicciano, sindaco Carlo Ravelli, partecipò al plebiscito indetto per l’annessione delle province meridionali alla Monarchia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele. Il paese allora contava 3.604 abitanti, votarono 714 elettori e tutti a favore dell’annessione. Il seggio elettorale fu allestito nella Chiesa di Sant’Anna.

    Il mulino Russo.

    Nel 1880 Carmine Russo fondò un mulino a palmenti, azionato da macchine a vapore. A seguito di un incendio, agli inizi del ‘900 il vecchio mulino a pietra fu sostituito da uno a cilindri e contemporaneamente fu realizzato un impianto per la produzione ed erogazione di energia elettrica, che consentì l’illuminazione del paese e dei centri limitrofi. Nel 1927 furono ampliati i settori di produzione mediante la realizzazione di un pastificio a carattere artigianale. Nel 1948 fu aggiunto un biscottificio.

    La ferrovia.

    Il 9 luglio 1885 fu completata la tratta Nola-Baiano della linea ferroviaria. La tratta Napoli-Nola era stata inaugurata l’anno precedente. La ferrovia era a scartamento ridotto e trazione a vapore.

    L’acquedotto del Serino.

    Il 2 marzo 1910, i Comuni di Nola e Saviano autorizzarono il sindaco Carlo Capolongo ad allacciarsi all’acquedotto di loro proprietà, nella località Cancello, al punto detto Vie di Capua, per approvvigionare il paese dell’acqua potabile del Serino, solo per uso domestico e al servizio esclusivo della popolazione.


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